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Huawei, arrestato il lobbista legato a Fulvio Martusciello. Nell’inchiesta, con Nicola Caputo e Enzo Rivellini, anche i nomi di Giuseppe Ferrandino e Aldo Patriciello (Lega)

in Inchieste/N-Style by

BRUXELLES – di Antonio Arricale – Il caso Huawei – la connection lobbista scoperchiata da un’indagine della Procura di Bruxelles e portata alla luce dal sito di giornalismo investigativo “Follow The money” e le pubblicazioni Le Soir e Knack –

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Spuntano i nomi di Nicola Caputo e Enzo Rivellini nell’inchiesta belga che coinvolge Huawei ed il lobbista Valerio Ottati

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Bruxelles – Antonio Arricale – L’ombra di un nuovo “Qatargate” si addensa sul Parlamento europeo. La giustizia belga sospetta che i lobbisti dell’azienda cinese Huawei abbiano corrotto una quindicina di eurodeputati.

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La chimica verde passa per Caserta: Civitillo firma accordo di 700 milioni con Mimit e Eni. I dubbi di Cgil ed esperti

in N-Style/Primo Piano by

ROMA – Antonio Arricale – Il futuro sostenibile della chimica passa per la provincia di Caserta.

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Sanità in Campania, le bugie nascoste tra i dati delle classifiche

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L’EDITORIALE (a.a.) – Promossa. La Campania supera l’esame della verifica dei livelli di assistenza in sanità nell’area della Prevenzione, in quella Distrettuale e in quella Ospedaliera. Il Ministero della Salute ha reso noto, infatti, una sintesi dei risultati del monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia per l’anno 2023.

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Regione, Caldoro si è dimesso: Non sono candidato, giusto che faccia spazio

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NAPOLI – Stefano Caldoro, ex presidente della Regione Campania e capo dell’opposizione in Consiglio regionale della Campania, ha presentato le dimissioni irrevocabili in segreteria generale da consigliere regionale.

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I guai di De Luca fanno rimpiangere la prima Repubblica

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L’Editoriale di Antonio Arricale – “Scemenze”. “Lasciamo lavorare i giudici”. “Paese di dementi”. “Parlano a capocchia”.

Per quanto tempo ancora il presidente della Giunta regionale della Campania potrà trincerarsi dietro le sue colorite espressioni nel tentativo di dribblare l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi giudiziari – diretti o indiretti – che lo attanagliano? 

Lo ha fatto anche ieri, alla presentazione del Libro Photoansa, sparando alzo zero contro tutti, in particolare quelli del suo partito.

Certo, l’arresto del tesoriere dem campano in un’inchiesta sul favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sarà anche un problema del commissario Antonio Misiani, ma a nessuno sfugge che Nicola Salvati è di Salerno. E, come dire, è noto a tutti che all’ombra del castello di Arechi non si muove foglia che De Luca non voglia. Insomma, anche Salvati è annoverabile, prima ancora che tra i dem, tra i deluchiani. In ogni caso, la sua nomina di sicuro non poteva essere invisa al presidente della Regione. E, comunque, Salvati – per carità, innocente fino a prova contraria, come tutti gli inquisiti – è dello stesso partito del presidente. Fino a prova contraria.

Come del resto è deluchiano e del Pd Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e sindaco di Capaccio-Paestum, agli arresti domiciliari da quattro mesi, per il quale è cominciato il processo per presunti appalti truccati relativi alla pubblica illuminazione.

O come Luca Cascone, consigliere regionale e assessore ombra dei trasporti, accusato di corruzione e associazione per delinquere. O come Nino Savastano, consigliere regionale ed ex assessore al Comune di Salerno alle Politiche sociali, che pure è registrato dalla Procura come indagato. E lo stesso dicasi di Enzo Napoli, sindaco di Salerno al secondo mandato. Giusto per annotarne alcuni, senza necessariamente allargare il campo di indagine in altre province, dove di inquisiti eccellenti, tra gli eletti della lista De Luca presidente o a lui contigui di certo non mancano. Vedi il consigliere regionale Giovanni Zannini a Caserta o l’ex sindaco di Avellino Gianluca Festa.

E quand’anche si trattasse di una questione giudiziaria all’incontrario – nel senso che ad essere presi di mira da magistrati di simpatie conservatrici, sarebbero appunto uomini di spicco di sinistra; oppure che si trattasse di semplice fuoco amico, i soliti magistrati, cioè, al servizio di una corrente precisa del Pd, la questione non cambia di una virgola. 

Sarà, cioè, difficile reggere, nell’arco di circa un anno – il tempo che manca alla scadenza elettorale – la pressione della campagna stampa giudiziaria che, mese dopo mese, si scatenerà contro lo stesso De Luca.

Tanto più che saranno molti a ricordare allo stesso De Luca di essere stato più volte condannato dalla Corte dei conti e, dunque, di trovarsi nella sgradita situazione di essere debitore nei confronti dello Stato per circa 800 mila euro. Seicentonovemila euro per la storia delle inutili smart card al tempo del Covid, e ancora centouno mila euro (la sentenza è stata depositata il 25 gennaio) per la storia dei vigili urbani pagati dalla Regione alla stregua di dirigenti, oltre alle spese processuali di entrambi i processi. Soldi che si sommano alle altre condanne, sempre da parte della Corte dei conti di quando “lo sceriffo” era sindaco di Salerno. 

Ma di tutto questo De Luca non parla. Dice, piuttosto, che stiamo messi “peggio della prima Repubblica”. Ed è vero. Su questo punto concordiamo.

In foto da sinistra: Franco Alfieri, Giovanni Zannini, Vincenzo De Luca, Gianluca Festa, Luca Cascone, Nino Savastano

Truffe sui migranti, il ruolo del tesoriere sospeso dal Pd in Campania

in N-Style/News/Primo Piano by

Il boom delle domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari arrivato dalla Campania ha acceso i riflettori degli inquirenti e aperto la strada all’indagine che ha portato all’arresto, ai domiciliari, di 36 persone nella regione.

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Regione, nel Pd trovata la quadra: il candidato è Raffaele Cantone, De Luca senior torna a fare il sindaco di Salerno, il figlio Piero entra nella segreteria del partito

in Editoriale/N-Style by

L’EDITORIALE DI ANTONIO ARRICALE – C’è un De Luca pubblico, in questi giorni, che mostra i muscoli, stringe la mascella e batte i pugni sul tavolo, minacciando di fare sfracassi al fine di essere nuovamente candidato – per la terza volta – alla presidenza della Regione.

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Magliocca non molla: incontra dirigenti, amici e funzionari della Provincia per informarsi sulle vicende dell’ente di via Lubich

in N-Style/News by

PIGNATARO MAGGIORE (aa) – Niente, c’è poco da fare. Non mollano. È come una droga, la gestione del potere: crea dipendenza. Ancor più se ci si porta dentro la convinzione di essere stato, per lunghi anni, una sorta di taumaturgo, di benefattore, di dispensatore di grazie.

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De Luca e Zaia non hanno speranza: limite del terzo mandato, ecco cosa prevede la legge

in Editoriale/N-Style by

ROMA – di Anna Laura Bussa – La riforma costituzionale sull’elezione diretta del presidente della Regione del 1999, configura la legislazione elettorale regionale come “materia concorrente”. Tradotto: lo Stato stabilisce i principi e le Regioni vi aggiungono i particolari. Se lo Stato, quindi, nello scrivere la legge, avesse messo la questione del tetto ai mandati per i presidenti, come principio generico, ogni Regione avrebbe potuto prevedere il suo. Ma nel 2004, quando, con il governo di centrodestra, ci fu l’approvazione effettiva della legge sui principi di quella materia, si decise di copiare direttamente la normativa che regolava l’elezione diretta del sindaco. E questa prevedeva il tetto dei due mandati.

Tutti, all’epoca, conferma anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, furono d’accordo perché il ragionamento fu il seguente: “se si prevede un limite per i mandati del primo cittadino perché non prevederlo anche per chi governa la Regione visto che ha molto più potere?”. In questo modo si scrisse “un principio secco”, non generico, che è di fatto “auto-applicativo”. Cioè entra in vigore dal 2004 per tutte le Regioni ordinarie che prevedano l’elezione diretta, ossia tutte, visto che nessuna ha fatto una scelta diversa in deroga. E il principio è stato ritenuto talmente valido che è stato persino inserito nella proposta di riforma del Premierato. 

Analizzando, ora, la situazione attuale, i margini per aggirare questo “principio secco” della legge sembrano davvero molto esigui. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che vorrebbe ricandidarsi di nuovo, sostiene, con una nuova normativa regionale, che la “conta dei due mandati” comincerebbe da quando la Regione recepisce la legge. E cioè da ora. Ma questa storia del “recepimento”, anche a detta di molti costituzionalisti, non reggerebbe visto che il principio essendo secco è entrato immediatamente in vigore senza che si debba recepire e il divieto di un terzo mandato consecutivo è direttamente auto applicativo. L’obiezione avrebbe avuto un senso, osservano, se avessero scritto la legge “a maglie larghe”, cioè parlando in modo generico di tetto ai mandati. Ma così non è stato.
Il Governo ha così presentato ricorso contro la legge regionale della Campania confidando in una sentenza favorevole della Corte Costituzionale. La scelta di uscire dal partito di appartenenza per candidarsi autonomamente, come annunciato da De Luca e tra le opzioni del numero uno del Veneto, Luca Zaia, anche lui colpito dal divieto, non risolverebbe comunque il problema. Il divieto del terzo mandato infatti ricade sulla persona e non sul partito. E anche se si presentassero alle prossime elezioni con liste autonome o per conto di forze politiche diverse dalle attuali, il discorso non cambierebbe. La legge, assicura ancora Ceccanti, “parla molto chiaro”.
La speranza di De Luca e Zaia potrebbe essere quella di una pronuncia a loro favore da parte della Consulta, ma si tratta di “un periodo ipotetico dell’irrealtà”, si osserva, perché questo creerebbe un precedente pericoloso visto che metterebbe a rischio varie leggi di principio che regolano le Regioni. (Ansa).

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