Italia, caro mense e caro prezzi ANIR Confindustria: “I dati confermano ciò che segnaliamo da tempo. Anche per gli utenti urge trovare una soluzione»

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È uscito nei giorni scorsi il report 2022/2023 sulle ‘Tariffe mense scolastiche e investimenti PNRR’ di Cittadinanzattiva, in cui vengono riportati gli aumenti delle spese in Italia relativi ai servizi di refezione scolastica. Rispetto al periodo 2020/2021 viene riportato un aumento delle spese che dovrebbe far carico sulle famiglie, di poco più del 2% in media, anche se sul territorio nazionale le variazioni sono molto differenti, passando da un +26% ad un -10,5%.

«Ringraziamo Cittadinanzattiva per aver contribuito a far luce sulla questione degli aumenti» afferma Massimo Piacenti, Vicepresidente di ANIR Confindustria, «tema su cui stiamo richiamando l’attenzione delle Istituzioni ormai da tempo. L’aumento della spesa del 2% indicata dal report è solo una piccola parte, quella riconosciuta, degli aumenti che stanno sostenendo le aziende che erogano il servizio nelle mense in tutta Italia. Perché, come abbiamo già avuto modo di ribadire, il costo di produzione di un singolo pasto è aumentato mediamente del 20% e, a causa della siccità e dei cambiamenti climatici che stanno devastando i raccolti, pensiamo non possa migliorare nel breve termine.

Per questo chiediamo alle amministrazioni pubbliche e al governo» continua sempre Piacenti «di trovare soluzioni che possano risolvere una situazione di gravissima crisi, che coinvolge migliaia di aziende, centinaia di migliaia di lavoratori e milioni di cittadini. L’impegno da parte nostra non manca per migliorare la situazione. In questo momento per lo stesso motivo stiamo collaborando con ANAC per la definizione e l’adeguamento dei prezzi di riferimento dei servizi di ristorazione collettiva (scolastica e sanitaria) per consentire alle nostre aziende di continuare a dare un servizio essenziale all’interno di un mercato, quello del cibo pubblico, che possa essere sempre più determinato, qualitativo e sicuro», termina la nota stampa.

FOTO: Freepik