Nei giorni scorsi, i finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente emesso dal Tribunale capitolino, fino a concorrenza di oltre 39 milioni di euro, nei confronti di 19 società, nonché di venti persone fisiche indagate per frode fiscale.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Schio, hanno tratto origine dalla presentazione di un esposto, presso il Reparto, da parte di una badante attiva nell’altovicentino, la quale segnalava di essere stata costretta, da un dipendente di un’agenzia di Padova, a corrispondere una somma di denaro all’atto dell’assunzione e della percezione del primo stipendio.
I successivi accertamenti dei militari permettevano di far luce su una vasta frode fiscale che si celava dietro l’operatività di tale agenzia. Nonostante questa fosse il front office sul territorio per la fornitura di manodopera, le badanti erano formalmente inquadrate all’interno di Società Cooperative, con sede legale a Roma e operativa a Milano, ma di fatto inesistenti.
Esse, difatti, evasori totali, erano formalmente amministrate da soggetti prestanome; inoltre, le sedi romane e milanesi dichiarate sono risultate del tutto fittizie (in alcuni casi, il numero civico era persino inesistente).
Sono state individuate 17 Società Cooperative attive in tutto il territorio nazionale in svariati settori economici di fornitura di manodopera: al loro interno non erano inquadrate solo badanti, ma anche infermieri, personale paramedico, autotrasportatori, braccianti stagionali e operai edili, per oltre 3.000 posizioni lavorative comunicate, risultate tutte irregolari.
Sul territorio veneto spiccava l’operatività della principale società cooperativa che in pochi anni ha inquadrato oltre 1.400 badanti attraverso le collegate agenzie di Padova, Vicenza, Camposampiero(PD) e Dolo (VE), realizzando un volume d’affari di oltre 5 milioni di euro.
Le società cooperative hanno ricevuto e utilizzato in dichiarazione, ai fini I.V.A., fatture per operazioni oggettivamente inesistenti per 27 milioni di euro emesse da parte di due società di capitali attive nel settore immobiliare, qualificabili come imprese cartiere, le quali a loro volta, prive di struttura economica, hanno operato in spregio degli obblighi dichiarativi e di versamento; in alternativa, le Cooperative hanno artificiosamente inserito nei Modelli I.V.A. operazioni passive del tutto inesistenti.
L’ingente credito I.V.A. conseguito con i modelli fraudolenti o infedeli è stato impiegato per la sistematica compensazione c.d. “orizzontale”, tramite Modello F24, delle ritenute I.R.Pe.F. operate sulle retribuzioni dei lavoratori, nonché dei debiti previdenziali e assicurativi riferiti a tali rapporti. In alternativa, i fittizi crediti d’imposta sono stati ceduti, a titolo oneroso, a soggetti giuridici terzi, accomunati dal pesante indebitamento con il Fisco, realizzando una monetizzazione del profitto della frode fiscale. Complessivamente, sono state individuate indebite compensazioni per oltre 8 milioni di euro.
In altre parole, non è mai stato eseguito alcun versamento d’imposta afferente le posizioni lavorative inquadrate nelle Società Cooperative. La frode fiscale commessa a monte ha permesso, a valle, di alleggerire in maniera definitiva il costo del lavoro.
Successive e serrate investigazioni di polizia giudiziaria, eseguite su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno permesso di individuare tre figure professionali orbitanti intorno ai soggetti giuridici di comodo: un Dottore Commercialista, con studio in Ascoli Piceno, il quale ha eseguito la trasmissione telematica di tutte le dichiarazioni I.V.A., fraudolente o infedeli, presentate dalle Società Cooperative, apponendo altresì su di esse l’obbligatorio visto di conformità, nonostante la completa difformità dalle scritture contabili; un ragioniere, con studio in Roma e gravato da precedenti di polizia specifici per frode fiscale, il quale ha trasmesso telematicamente indebite compensazioni per svariati milioni di euro; un imprenditore, amministratore de facto di gran parte delle Società Cooperative.
Sono, allo stato, indagate 20 persone fisiche, a vario titolo, per i reati di dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento I.V.A. e indebita compensazione.
Condividendo le ipotesi investigative del Reparto e la successiva analitica ricostruzione della Procura capitolina, il G.I.P. presso il Tribunale di Roma ha emesso un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di 19 tra società di capitali e Cooperative di lavoro, nonché dei 20 indagati, per complessivi €. 39.255.280,11, profitto illecito delle condotte di rilievo penal-tributario sopra descritte.
Le attività esecutive hanno permesso di sottoporre a misura cautelare reale 36 immobili ubicati nelle province di Lucca, Pistoia, Latina, Roma e Ascoli, 2 imbarcazioni da diporto, 3 autoveicoli di pregio, 27 partecipazioni societarie, 2 orologi di pregio e disponibilità finanziarie.
Si rappresenta che la misura è stata adottata su ordine dell’Autorità Giudiziaria e che, comunque, per il principio della presunzione di innocenza, la colpevolezza della persona sottoposta ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
Il comunicato è diffuso a seguito di autorizzazione della competente A.G. ricorrendo motivi di pubblico interesse.