L’EDITORIALE di ANTONIO ARRICALE – La presentazione del libro, rivisitato e corretto, dell’ex ministro Gennaro Sangiuliano, ieri sera, al Teatro Comunale di Caserta, nelle intenzioni dei due, avrebbe dovuto essere solo un pretesto.
Nelle migliori intenzioni, infatti, avrebbero dovuto e voluto dimostrare, i parlamentari di Fratelli d’Italia, Marco Cerreto e Gimmi Cangiano, concretamente chi tiene in mano il partito della Meloni in Terra di Lavoro.Insomma, avrebbero voluto rimarcare non soltanto chi comanda, ma anche e soprattutto chi decide. E ciò, tanto più in vista, ormai, di un appuntamento elettorale – le elezioni regionali – che per molti aspetti dichiara di essere decisivo, sia per le sorti della Regione Campania, che dello stesso Governo nazionale. Perché in fondo, a perdere in Veneto – semmai dovesse accadere – sarebbe la Lega; ma a perdere in Campania sarebbe soprattutto il partito della Meloni e, dunque, di chi, a livello territoriale, ha pensato presuntuosamente di tenerlo in pugno e gestirlo, in questi anni, da solo.
Hanno palesato, invece – poverini, i due – l’esatto contrario. E cioè, non soltanto di non avere in mano le redini del partito, ma di contare addirittura poco. O, comunque, di non essere presi seriamente in considerazione finanche dalle seconde e dalle terze file del partito. E non solo. Anche da alcuni capibastone.
Certo, la saletta al secondo piano dello stabile teatrale di Via Mazzini era piena (diciamo 150 persone) e, tuttavia, brillava per imbarazzanti assenze. Mancavano, per esempio, la senatrice Giovanna Petrenga, pure annunciata nell’invito fatto circolare tra pochi intimi. E mancava anche il consigliere regionale Alfonso Piscitelli. Mancavano, peraltro, anche gli esponenti storici della destra cittadina, di quella borghesia che un tempo si muoveva – a seconda della contingenza e convenienza politica – tra la Democrazia Cristiana di Giuseppe Santonastaso e la destra di Almirante.
E mancavano, ovviamente, anche le nuove leve: gli arrampicatori professionali, quelli che si muovono secondo il vento che tira, poco attratti – nella circostanza – dal nulla o quasi che qui il partito della Premier rappresenta. In sala c’erano – va riconosciuto – le truppe, ma nemmeno tanto convinte – a dire la verità – provenienti dall’area ovest della provincia e, in genere, dalla fascia costiera, ma non il “popolo” della città.
Certo, c’era il sindaco Marino, che si è limitato ai saluti e, forse, a questuare discretamente l’allentamento dell’attezione della Commissione d’accesso sui fatti amministrativi della città. E c’erano i cronisti del Mattino – uno ad intervistare e l’atro a trascrivere le frasi salienti dell’autore del libro che, come s’è visto, è assai più bravo a scrivere che a fare politica – : giornale, peraltro, il cui editore un tempo pure era preoccupato dagli affari dell’attività cementizia di San Clemente, ma ora è completamente preso dalle manovre della grande finanza che si riflettono sulle Generali di Trieste e, dunque, attento assai ad ingraziarsi la benevolenza del Governo e di chi lo rappresenta. Ma no, non c’erano i militanti nuovi e vecchi di un tempo.
Insomma, a conclusione della kermesse, diremo che i 2C – Cerreto & Cangiano – se appena appena avessero avuto lo stesso feeling che Sangiuliano ha con la cultura, si sarebbero detti, un po’ desolati: è stata una bella serata, ma non questa sera. Dubitiamo, però, che abbiano mai letto Oscar Wilde.
Nella foto, da sinistra: Marco Cerreto, il sindaco Carlo Marino,Gennaro Sangiuliano, Lorenzo Calò e Gimmi Cangiano.