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Tredici anni fa il terremoto de L’Aquila!

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Il prestigioso Premio in ricordo degli studenti de L’Aquila, per avere elaborato la migliore tesi dal titolo: “La resilienza nell’Alta Valle del Calore e in Irpinia a 41 anni dal terremoto del 1980” è andato al dottorando Marco Pizza dell’Università dell’INsubria di Varese – Como.

E Venerdì – 8 Aprile – genitori degli studenti che nella notte tra il 5 ed il 6 Aprile erano a L’Aquila e gli studenti che hanno vinto le varie edizioni del Premio Avus, saranno alla Camera dei Deputati.

A distanza di 13 anni dal terremoto, la Società Italiana di Geologia Ambientale e l’Associazione Vittime Universitarie del Sisma del 2009, presenteranno per la prima volta un testo inedito : “Considerazioni geologiche, economiche e sociali nella gestione e prevenzione del rischio sismico – L’ESPERIENZA “AVUS 6 APRILE 2009” che racchiude le tesi vincitrici di questi anni di Premio Avus.

Ore 10 – Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari – Camera dei Deputati – Via di Campo Marzio – 78.

Interverranno: Alessia Rotta, Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati – Francesco Arcangelo Violo, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – Sergio Bianchi, Presidente Associazione Vittime Universitarie Sisma – Avus 6 Aprile 2009; Michele Orifici, Vice Presidente Nazionale della SIGEA, Eugenio Di Loreto, Presidente della SIGEA – Lazio, Erasmo D’Angelis, Segretario Generale Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, Gianluca Valensise, Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia.

Antonello Fiore, geologo ( Presidente Nazionale Società Italiana di Geologia Ambientale) : “Oltre il 60% delle scuole non è ancora adeguato sismicamente e più del 40% ricade in zona 1 e 2 di pericolosità sismica nazionale. Il patrimonio sismico nazionale ha elevati livelli di vulnerabilità per ogni tipologia del costruito, dall’edilizia a uso abitativo a quello produttivo, da quello scolastico agli edifici strategici, dalle chiese ai beni monumentali. Più di 10 milioni di abitazioni sono in aree sismiche!”.

“Il fatto sconcertante era che ieri non c’erano gli studenti. Nell’Aula Magna c’erano tutti ma mancavano gli studenti. Eppure il Premio AVUS è per ricordare le vittime universitarie del sisma del 2009, un premio importante che abbiamo voluto da 13 anni proprio per ricordare gli studenti scomparsi quella notte tra il 5 ed il 6 Aprile. E ieri camminando per strada, a L’Aquila, ho visto una città concentrata solo sulla ricostruzione e non più sul ricordo”. Sono parole importanti quelle pronunciate da Sergio Bianchi, papà di Nicola, giovane e brillante studente con grandi prospettive di vita e che quella notte era a L’Aquila.

Da allora, quasi dal primo millesimo di secondo, papà Sergio con altri genitori si batte per la conoscenza.

Il Premio, per avere elaborato la migliore tesi su “La resilienza nell’Alta Valle del Calore e in Irpinia a 41 anni dal terremoto del 1980” è andato al dottorando Marco Pizza dell’Università dell’INsubria di Varese – Como.

“Sono giovani brillanti, la vera eccellenza dell’Italia – ha proseguito Bianchi – ma a me piacerebbe vedere che un giorno questi giovani vengano presi da una mano adulta e accompagnati nella loro crescita professionale. Mi piacerebbe vedere questo in Italia!”.

Oltre a Sergio Bianchi, alla cerimonia hanno partecipato il rettore dell’Università dell’Aquila Edoardo Alesse, il rettore del Gran Sasso Science Institute Eugenio Coccia, Paola Inverardi, professoressa e ex rettrice UnivAQ, Vincenzo Vittorini ed Ilaria Carosi in rappresentanza dei familiari delle vittime del terremoto, Eugenio Di Loreto, Presidente della sezione Lazio della Società Italiana di Geologia Ambientale. L’evento si è svolto presso l’aula magna “Alessandro Celementi” del Dipartimento Scienze Umane, dell’Università degli Studi de L’Aquila.

Furono proprio i genitori di Nicola Bianchi, Daniela Bartoletti, Martina Benedetta Di Battista, Gabriele Di Silvestre, Carmelina Iovine, Ivana Lannutti, Maurizio Natale, Sara Persichitti, Michele Strazzella, Enza Terzini, Maria Urbano, Roberta Zavarella, a costituire l’”AVUS 6 Aprile 2009” e a promuovere nel loro ricordo e grazie all’impegno del giornalista RAI Umberto Braccili che pubblicò il libro “Macerie dentro e fuori”, iniziative volte all’importanza della prevenzione sismica.

E a 13 anni dal terremoto c’è una grande novità: Venerdì 8 Aprile, alla Camera dei Deputati, saranno genitori degli studenti che quella notte dovettero abbandonare i loro sogni e gli studenti che invece hanno vinto il Premio con le loro tesi nelle varie edizioni che si sono susseguite in questi anni.

Infatti per la prima volta si presenterà alla stampa : “Considerazioni geologiche, economiche e sociali nella gestione e prevenzione del rischio sismico – L’ESPERIENZA “AVUS 6 APRILE 2009”, testo curato dai geologi Eugenio Di Loreto e Michele Orifici, che racchiude le Tesi vincitrici del Premio Avus 2009.

La conferenza si terrà: Venerdì 8 Aprile, alle ore 10, presso la Sala “Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari” della Camera dei Deputati, Via di Campo Marzio.

Interverranno: Alessia Rotta, Presidente Commissione Ambiente Camera dei Deputati – Francesco Arcangelo Violo, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – Sergio Bianchi, Presidente Associazione Vittime Universitarie Sisma – Avus 6 Aprile 2009; Michele Orifici, Vice Presidente Nazionale della SIGEA, Eugenio Di Loreto, Presidente della SIGEA – Lazio, Erasmo D’Angelis, Segretario Generale Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, Gianluca Valensise, Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia.

Patrimonio Italiano ha elevati livelli di vulnerabilità!

“Il patrimonio sismico nazionale ha elevati livelli di vulnerabilità per ogni tipologia del costruito, dall’edilizia a uso abitativo a quello produttivo, da quello scolastico agli edifici strategici, dalle chiese ai beni monumentali. I disastri sismici, accaduti in Italia con una media di 5 anni, negli ultimi 160 della nostra storia unita dell’Italia, ce lo hanno ricordato ogni volta, trasformando interi paesi e borghi in cumuli di macerie. Gli edifici a uso residenziale esistenti in Italia sono più di dodici milioni, di cui circa 975 mila ubicati in comuni a elevata pericolosità sismica, con un’accelerazione attesa [max] > 0.25. Oltre il 55% degli edifici residenziali è costituito da muratura portante. Se si prendono in considerazione anche le strutture realizzate in calcestruzzo armato, prima del 1980 – ha continuato Fiore – quando ancora la normativa sismica era debolmente applicata, la percentuale degli edifici residenziali aventi vulnerabilità medio-alta sale a oltre il 70% del totale. L’Italia ha circa 12 milioni di edifici residenziali per un totale di 29.074.722 abitazioni, di cui quasi il 40%, 10,6 milioni in area sismica: 1,4 milioni in zona 1 e 9,2 milioni in zona 2. In questo mosaico di debolezze strutturali vivono circa 21,8 milioni di persone, il 36% della popolazione italiana. Altri 19 milioni di italiani risiedono nella terza fascia di rischio

L’indagine che realizzò la struttura di missione “Casa Italia” di Palazzo Chigi, in pochi mesi, nel 2017, rilevò oltre 550.000 edifici residenziali non a norma nei 687 Comuni più sismici. Un elenco sterminato di case in muratura portante o calcestruzzo armato costruite prima del 1971, quando tutto era permesso nella totale assenza di minimi obblighi costruttivi in zone sismiche, facili ad essere danneggiate come hanno dimostrato anche gli ultimi crolli di Amatrice o Accumoli, Ischia o alle falde dell’Etna. Gli stessi pericoli di quanto è accaduto a L’Aquila li corre anche una bella quota di edilizia produttiva come strutture e capannoni di aree industriali, centri commerciali, turistici e artigianali. Delle 325.427 strutture ad esclusivo o prevalente uso produttivo, 133.000 le hanno costruite tra il 1971 e il 1990, e quasi 3 su 10 a dopo il 1990, chiudendo un occhio sull’antisismica su tante delle 95.000 strutture nelle aree a più elevata sismicità. Nelle stesse condizioni ci sono poi 75.000 edifici pubblici “strategici”: 1.822 ospedali dei circa 5.700, caserme, municipi, prefetture. E il 41% dell’edilizia scolastica con un edificio su dieci realizzato in epoca anteriore al 1919 e il 43% pre-1971. Anche qui, quasi il 45% dell’intera rischiosità la troviamo al Sud, il 22% al Centro, il resto al Nord”.

Si rischia di perdere il patrimonio storico!

“Per quanto riguarda, infine, la vulnerabilità del patrimonio storico culturale e, in particolare, quella molto elevata delle chiese interessate da vincoli architettonici e artistici, a fronte di una visione tesa a evitare ogni possibile modifica della percezione visuale dei beni tutelati e anche ogni alterazione delle caratteristiche originarie delle strutture, negli ultimi decenni, si è spesso impedito che venissero realizzati interventi di adeguamento, ovvero di sostanziale miglioramento sismico, consistenti in incatenamenti, collegamenti tra facciate, collegamenti tra facciate e tetti, consolidamento delle strutture murarie portanti. Questo mancato intervento di miglioramento sismico sui beni vincolati determina in occasione del terremoto la perdita irreversibile di tantissime chiese. La ricostruzione a seguito dei crolli – ha concluso Fiore – mediante la ricomposizione dei pezzi originali, non restituirà mai gli oggetti originali, sia per quanto riguarda le strutture, sia per quanto riguarda le opere d’arte contenute nelle stesse. Occorrerà pertanto una inversione di tendenza, finalizzata a prevenire la perdita del patrimonio storico culturale11, tramite interventi che consentano un sostanziale miglioramento sismico, quantificandone normativamente il livello di sicurezza minimo da raggiungere, anche a scapito di modeste modifiche nella percezione visiva o di carattere strutturale, anche attraverso la realizzazione di interventi di isolamento sismico e di dissipazione dell’energia. Per raggiungere tale obiettivo e coniugare nel migliore dei modi prestazioni sismiche e conservazione dei beni, è necessario integrare le professionalità delle Soprintendenze con competenze ingegneristiche e geologiche”.

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