ACERRA – “Una sentenza storica che ammette l’esistenza di un rischio sufficientemente grave, reale accertabile e imminente dovuto al fenomeno dell’inquinamento in atto” è il primo commento dell’avvocato Valentina Certonze, uno dei legali che ha promosso il ricorso alla Corte europea dopo il verdetto.
“Si evidenzia anche l’esigenza di una strategia globale che riunisca le misure previste, un meccanismo di monitoraggio indipendente. La Corte si riserva di valutare i danni morali ai ricorrenti in base al comportamento delle autorità governative”, conclude l’avvocato che rappresentava 71 ricorrenti. Anche studi ufficiali, come quello presentato nel febbraio 2021 dalla Procura di Napoli Nord con l’Istituto Superiore di Sanità, hanno dimostrato la correlazione tra determinati tipi di cancro (seno e leucemie) e l’alto grado di inquinamento ambientale dovuto soprattutto all’interramento di rifiuti tossici e alla presenza di numerose discariche, legali e abusive. Anche Enzo Tosti, residente ad Orta di Atella , del Comitato Terra dei Fuochi, fu tra i firmatari del ricorso alla Cedu e sta “pagando”, visto che gli è stato diagnosticato un linfoma e nel sangue è stata trovata una concentrazione preoccupante di sostanze cancerogene come l’esaclorobenzene. “E’ passato tanto tempo – dice – ma la sentenza è finalmente arrivata. Però la situazione non è cambiata, tra Caserta e Napoli si continua ad ammalarsi, a morire e a sversare rifiuti. Dopo undici anni arriva finalmente una sentenza che attesta come lo Stato italiano non abbia tutelato la salute dei suoi cittadini. E ora basta annunci e proclami, bisogna intervenire con le bonifiche e un nuovo e concreto progetto di rilancio di questo territorio”.