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Scoperte fabbriche clandestine in Campania: l’operazione della GdF

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Due navi di oltre venti metri stazionano al confine con le acque territoriali italiane. È notte fonda nel Canale di Sicilia, quando ad un tratto a queste imbarcazioni si avvicinano tre gommoni partiti dalla costa di Marsala. Una soffiata avverte la Guardia di finanza, che con un elicottero e due motovedette veloci piomba a gran velocità su quel tratto di mare. L’elicottero illumina a giorno una porzione d’acqua color petrolio, i finanzieri saltano sulle due imbarcazioni. Ma qui non trovano migranti nascosti nelle stive e nemmeno carichi di droga o tonni pescati illegalmente e già tagliati e fatti sparire nelle intercapedini.

Trovano invece trecento cartoni con dentro sette tonnellate di sigarette Pine blue contraffate prodotte, si scoprirà dopo le indagini, in Tunisia e negli Emirati Arabi e destinate alle piazze di Palermo, da Brancaccio allo Zen. Quasi negli stessi giorni in Emilia Romagna le Fiamme gialle scoprono le basi logistiche in due capannoni vicino Parma di uno dei più noti contrabbandieri di sigarette, Francesco Stanzione, il re della marca taroccata “Regina” che va fortissima nelle piazze di Napoli e nei bar di Roma dove sottobanco vendono di tutto: Stanzione sfugge all’arresto e per mesi si nasconderà in Grecia prima di essere fermato dai poliziotti ellenici e consegnato all’Italia. Più a Nord, a Trieste, la Guardia di finanza dopo aver aperto una decina di container arrivati con una nave dall’Est trova 37 tonnellate di tabacchi e narghilè.

Da Nord a Sud sono tre scene di un fenomeno che sembrava scomparso, dopo una crescita costante dagli anni Sessanta agli Ottanta che, come raccontano il giornalista Andrea Galli e il maggiore dei Ros Giuseppe Lumia nel libro “Il Supremo”, ha fatto la fortuna dei De Stefano in Calabria, provocando la prima strage di ’ndrangheta a Locri nel ’67, e dei Badalamenti e dei Buscetta in Sicilia. Un fenomeno che invece non è mai morto. Anzi è vivo e vegeto, secondo i dati raccolti dalla Guardia di finanza per l’Espresso: si parla di un giro di affari scoperto pari a 2,5 miliardi di euro nel 2020, di accisa evasa per 500 milioni all’anno solo in Italia negli ultimi dieci anni (in pratica almeno 5 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato). Numeri da capogiro e di molto inferiori alla realtà sommersa, per un fenomeno che adesso coinvolge anche il traffico del liquido delle sigarette elettroniche nonostante il core business resti sempre lei: la sigaretta, la bionda. Magari non la mitica Lucky Strike, ma le oggi diffusissime Merit e Marlboro (le più copiate).

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