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Roma, la crisi dell’Ospitalità Religiosa: “Molte strutture hanno chiuso i battenti”

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La crisi dovuta al Covid continua a mietere vittime, pesando notevolmente su alcuni settori, soprattutto sul turismo religioso. Secondo quanto emerso dal Rapporto 2021 di Ospitalità Religiosa, la rete delle strutture di accoglienza legata alla Cei, in un anno sono stati persi 22mila posti letto ovvero il 10% di quelli finora destinati all’ospitalità spirituale o turistica, per studenti, lavoratori, gruppi e famiglie.

“L’assenza di ospiti e i pesanti costi fissi hanno costretto congregazioni, diocesi e associazioni – spiega Fabio Rocchi, presidente dell’associazione Ospitalità Religiosa Italiana – a chiudere i battenti di centinaia di strutture per destinarle ad altri usi, se non addirittura a liberarsene. Il calo più marcato si registra al centro-sud, con esclusione di Roma dove si confida che i pellegrini possano tornare al più presto”.

Il Lazio, infatti, rappresenta l’offerta più ampia con oltre 33mila posti-letto dei 210mila disponibili su tutto il territorio nazionale. Seguono ben distanziati Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia, ma la regione con la maggiore “densità” di posti-letto è la Valle d’Aosta. Per quanto riguarda invece l’analisi dei servizi più diffusi nelle strutture ricettive dell’ospitalità religiosa, c’è il parcheggio auto (76%), il giardino (69%), la sala riunioni (68%), una cappella (60%), la sala tv (57%) e la chiesa (42%).

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