CASAPESENNA – La quinta sezione della Corte di Cassazione ha annullato, senza rinvio, la condanna inflitta dalla corte di Appello di Napoli all’agente di polizia Oscar Vesevo.
Il poliziotto era accusato di avere sottratto una pen drive nel covo del boss dei Casalesi Michele Zagaria, nel corso delle operazioni che portarono all’arresto del capoclan, avvenuto a Casapesenna il 7 dicembre del 2011. La Dda di Napoli, che indagò sulla vicenda, sospettò che sul supporto informatico fossero contenute informazioni utili alle indagini sul boss e che il poliziotto le avrebbe poi vendute ad un imprenditore sospettato di essere vicino al boss ‘Capastorta’. A quanto pare, però, la pen drive apparteneva alla figlia di Vincenzo Inquieto e della moglie Maria Grazia, la coppia che nascose e protesse il latitante nel covo ricavato nella loro abitazione a Casapesenna.
La Cassazione ha dunque accolto il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Cantelli.
Lo scorso ottobre la Corte d’Appello di Napoli aveva già ridotto la pena per Vesevo, riqualificando il reato di peculato in furto aggravato in abitazione, infliggendogli una pena di tre anni e tre mesi di reclusione.
In primo grado, invece, il tribunale di Napoli aveva condannato il poliziotto a sei anni e due mesi anche per due truffe ai danni di Biagio Lusini e di Michele Sapio, per i quali i giudici di appello avevano emesso una sentenza di non luogo a procedere per prescrizione. (Nella foto l’arresto del boss Michele Zagaria. Alle sue spalle, evidenziato nell’ovale rosso, il poliziotto Oscar Vesevo)