”La risposta alla delinquenza non può essere solo il carcere. Si dovrebbe lavorare affinché le dinamiche di vendetta siano elaborate e sanate attraverso la creazione di percorsi e di strutture educative, dove la persona è aiutata a cambiare. Crediamo, insieme a lei signora ministra, in una giustizia dal volto umano, come lei ha più volte affermato” – queste le crude parole dei vescovi della Campania hanno inviato al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, i cui contenuti e proposte sono state presentate presso il Centro di pastorale carceraria della Diocesi di Napoli che si trova nel rione Sanità a Napoli.
”Il carcere è una questione sociale, è lo specchio in cui sono riflesse in maniera drammatica le contraddizioni della società – prosegue la lettera inviata da monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale della Campania – Ci troviamo di fronte a un’emergenza educativa spaventosa, profonda e insostenibile”. Da parte di don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale, è stato sottolineato che ”l’invito a sostenere le misure alternative al carcere è un modo nuovo di vivere il sistema penitenziario. La chiesa in Campania è da sempre impegnata al servizio di questa realtà anche attraverso strutture attive di accoglienza di detenuti ed ex detenuti”.
A portare il saluto dell’Arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, è stato il Garante campano per i detenuti, Samuele Ciambriello, che ha anche ricordato l’impegno profuso sul tema delle carceri dal precedente Arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe. ”La Chiesa è dietro le sbarre per attestare che la vera giustizia è tale quando salva e rimette l’uomo in piedi, lo reintegra, lo include – ha affermato Ciambriello – Il mondo ecclesiale profeticamente denuncia il silenzio e alcune volte l’omertà di una politica pavida che considera il carcere una risposta semplice a bisogni complessi”.