Morta Anna Maria Gatto, la giudice napoletana si occupò di processi di terrorismo e P2

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NAPOLI – E’ morta a 73 anni la magistrata Anna Maria Gatto, uno dei magistrati tra i più stimati in Italia, apprezzata da tutti per la sua sensibilità, il suo equilibrio, la sua generosità e il suo modo di concepire la professione: al centro c’erano sempre i più fragili che andavano tutelati. Nata a Napoli era andata in pensione quattro anni fa come presidente del Tribunale di Pavia, dopo essersi dedicata a vicende delicate in cui ragazzini e ragazzine, donne giovani e non, sono stati vittime di abusi e maltrattamenti.

Aveva cominciato in Procura a Milano, durante il periodo degli anni di piombo (ha fatto parte del pool di pm che ha svolto gli interrogatori della colonna Walter Alasia) e dell’inchiesta sulla P2. Nel 1984, sempre a Milano, è diventata pretore, e come pretore, ha celebrato, tra gli altri, il processo per gli incidenti avvenuti nel 1996 in via Bellerio condannando, due anni dopo, gli allora vertici della Lega Nord, tra cui Umberto Bossi e Roberto Calderoli, ha anche celebrato i dibattimenti su uno dei filoni della scalata ad Antonveneta, quello a carico dell’ex ministro Aldo Brancher, e su uno dei capitoli del caso Ruby, in cui tra gli imputati c’erano Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.
Tanti sono stati i progetti ‘extra giudiziari’ e di volontariato a cui ha partecipato: tra questi va citato quello del 2009 in tandem con la Onlus “Differenza Donna”, e finanziato anche dalla Farnesina, per la realizzazione in Palestina di un centro di accoglienza per le donne vittime di violenza che poi si è esteso anche alla formazione di magistrati palestinesi sempre in materia di abusi e violenze.