MADDALONI (Carlo Pace) – C’era un tempo in cui Maddaloni aveva il battito regolare e potente di una fabbrica che dava lavoro, dignità e futuro: la Face Standard. Non era solo un’industria. Era il sogno diventato realtà di un uomo straordinario, don Salvatore D’Angelo, un prete illuminato e cittadino appassionato, che seppe costruire dal nulla, mattone dopo mattone, un polo produttivo che per decenni ha fatto da cuore pulsante dell’economia maddalonese.
Oggi, quella stessa fabbrica, chiusa e silenziosa da anni, torna al centro del dibattito pubblico. Ma non più come simbolo del passato: il suo futuro è una sfida concreta che l’amministrazione De Filippo ha scelto di affrontare con coraggio e visione. E proprio partendo da quel passato – dal lavoro e dalla tenacia di don Salvatore – si prova a tracciare una nuova rotta.
I lavori di bonifica dell’area sono ormai quasi conclusi. Le strutture pericolanti messe in sicurezza, i rifiuti industriali eliminati, dell’amianto nessuna traccia.
Un risultato che non va dato per scontato, in un’Italia dove le bonifiche spesso restano promesse disattese. Qui, invece, si è intervenuti in modo concreto e puntuale, grazie a una CILA presentata dalla nuova proprietà.
Ma qual è oggi la posta in gioco? La rigenerazione urbana. L’amministrazione comunale ha inserito l’ex Face nel nuovo Piano Urbanistico Comunale con un’idea ambiziosa: farne un centro polifunzionale per la cultura, l’arte e l’innovazione. Un luogo di incontro e creatività, dove l’identità industriale di Maddaloni possa diventare motore di crescita culturale e sociale.
Un progetto che non dimentica le origini, ma le trasforma in leva per il futuro. Esattamente come avrebbe voluto don Salvatore: un uomo che ha sempre creduto nella forza dell’impresa, ma anche nella responsabilità verso la propria comunità.
Tuttavia, come spesso accade nelle grandi sfide, non mancano gli ostacoli. La nuova proprietà – l’Azienda Agricola Terre Mie s.r.l. – ha presentato ricorso al Tar contro la destinazione urbanistica stabilita dal Comune. Non c’è stata sospensiva, ma si attende ora il giudizio di merito. Il Comune si è già costituito in giudizio, con l’obiettivo di difendere le proprie scelte e la propria visione di sviluppo sostenibile.
Nel frattempo, la città guarda e riflette. C’è chi immagina eventi culturali e spazi verdi, chi propone fiere o mercati contadini, chi semplicemente sogna un’area finalmente restituita alla cittadinanza. Tutte proposte diverse, ma con un denominatore comune: il desiderio di vedere rinascere un luogo che appartiene alla memoria collettiva.
Il compito ora è tutto politico e tecnico. La giunta comunale, e in particolare gli assessorati alle Attività Produttive e all’Urbanistica, sono chiamati a proseguire con determinazione su questa strada, tenendo saldo il timone tra normative, ricorsi e visioni.
Una cosa, però, è certa: l’ex Face Standard non è più solo ruggine e polvere. È tornata a essere terreno di futuro. E in questo futuro, il nome di don Salvatore D’Angelo – con il suo esempio di impegno, passione e lungimiranza – continua a risuonare forte, come una guida silenziosa che ancora oggi indica la strada.