Killer suicida al Duomo di Milano, per gli psicologi era “equilibrato”: Nordio chiede gli atti

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CASTEL VOLTURNO – Il team di educatori e psicologi del carcere di Bollate aveva definito Emanuele Di Maria “una persona totalmente equilibrata che non presenta scompensi psichici” e che avrebbe coltivato “relazioni affettive” nell’ambito lavorativo.

Così veniva descritto il detenuto con permesso di lavoro che la scorsa settimana, nel giro di 48 ore, ha ucciso la 50enne Chamila Wijesuriya e ferito un altro collega, per poi suicidarsi lanciandosi da una terrazza del Duomo di Milano.

Questa descrizione proviene da due relazioni firmate da un team di esperti del carcere milanese di Bollate, dove il 35enne era detenuto per l’omicidio di una 23enne a Castel Volturno.

Tali relazione, insieme a tutti gli altri fascicoli su De Maria sono stati richiesti ai magistrati milanesi dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha avviato una attività ispettiva sul caso.

De Maria stava scontando 14 anni e 3 mesi per il femminicidio di una prostituta. Grazie ai rapporti degli esperti aveva ottenuto il permesso di lavoro e, proprio sul luogo di lavoro, aveva conosciuto Chamila Wijesuriya, la barista cingalese con cui aveva una relazione. De Maria l’avrebbe accoltellata e ammazzata il 9 maggio perché lei voleva chiudere il rapporto.

Il giorno dopo, ha cercato di uccidere un altro collega, Hani Fouad Nasra, che aveva messo in guardia la donna sulla sua pericolosità. Domenica 11 maggio, De Maria ha messo fine alla sua vita gettandosi dal Duomo di Milano.