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Truffe sui migranti, la premier Meloni: gestione flussi terreno fertile per il crimine

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SALERNO – “Abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema”.

Lo scrive sui social Giorgia Meloni, a proposito dell’inchiesta della Dda di Salerno sui falsi permessi di soggiorno per migranti. Inchiesta che vede coinvolto anche il tesoriere del Pd campano Nicola Salvati, arrestato e posto in custodia cautelare ai domiciliari. Il partito lo ha immediatamente sospeso dalla carica, come ha comunicato in una nota il commissario regionale, il senatore Antonio Misiani.

“L’inchiesta della Dda di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli. Un sistema – rimarca la Meloni – che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro. Non a caso – aggiunge la presidente del Consiglio -, abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema. L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”.

Secondo quanto emerso dalle indagini, la banda (36 gli arresti tra le province di Caserta, Salerno e Napoli) ha presentato oltre duemila false richieste di nulla osta al lavoro nell’ambito dei decreti “Flussi” ed “Emersione”, in favore di cittadini extracomunitari disposti a pagare somme anche molto elevate pur di ottenere un permesso di soggiorno in Italia a scopo lavorativo. Per farlo, sostengono gli inquirenti, gli indagati si avvalevano di aziende compiacenti o create ad hoc, nonché di professionisti e intermediari pubblici e privati. Coinvolti nell’inchiesta pubblici ufficiali degli Ispettorati territoriali del lavoro di Salerno e Napoli che, in cambio di denaro, garantivano l’esito favorevole delle istanze e l’emissione dei falsi titoli d’ingresso o di soggiorno. Altri soggetti tra cui Salvati, invece, si occupavano secondo l’accusa, di riciclare i proventi illeciti raccolti dai cittadini stranieri, spesso a fronte dell’emissione di false fatture di copertura.

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