Gestiva per il fratello Sandokan terreno intestato a prestanome, arrestato Antonio Schiavone

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CASAL DI PRINCIPE – Arrestato Antonio Schiavone, fratello di Francesco detto Sandokan, dopo che meno di due mesi fa la stessa sorte era toccata al figlio del capoclan Ivanhoe Schiavone. La vicenda riguarda un terreno situato a Grazzanise, nel Casertano, che Sandokan avrebbe intestato ad un prestanome per poi provare proprio tramite il figlio e il fratello a tornarne in possesso per venderlo e intascarne il prezzo.

Antonio Schiavone è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli; con Antonio Schiavone sono state arrestate su ordine del gip del tribunale di Napoli altre due persone, per le quali però il magistrato ha disposto i domiciliari; per i tre indagati l’accusa è di concorso in riciclaggio e autoriciclaggio, aggravati dal metodo mafioso. L’indagine, condotta dal 2024 al 2025 attraverso attività tecniche, accertamenti patrimoniali, ma anche l’analisi e lo studio di numerosi colloqui in carcere tra Sandokan e gli stretti congiunti (moglie, sorelle e lo stesso fratello Antonio), e inoltre di dichiarazioni di collaboratori di giustizia tra cui il primogenito di Sandokan, Nicola Schiavone, hanno prima permesso di arrestare a luglio Ivanhoe Schiavone, unico figlio di Sandokan ancora libero, e oggi lo zio Antonio. I fatti sono gli stessi e riguardano il terreno del valore di 500mila euro che il capoclan aveva intestato a un prestanome per evitare che gli venissero sottratti dall’ autorità giudiziaria; alla morte del prestanome i terreni sono stati ereditati dai suoi figli, che decisero di affittarli a una terza persona.
Proprio a questa persona Ivanhoe e il prestanome Corvino, con metodi camorristici, avrebbero imposto di rescindere il contratto di affitto e non avvalersi del diritto di prelazione, per consentirne la vendita a persone che loro avevano già individuato; vendita avvenuta per 250mila euro. Per la Procura antimafia proprio Antonio Schiavone avrebbe gestito i beni intestati fittiziamente ai prestanome per continuare a garantire una rendita per il sostentamento del fratello detenuto e dei suoi familiari.