ROMA – In vista della riunione tra Aran e organizzazioni sindacali fissata per il prossimo 2 ottobre, dopo il rinvio dell’incontro del 9 settembre, cresce l’attesa per un cambio di passo concreto nel rinnovo del Cnlc Funzioni Locali 2022/2024.
Il contratto interessa il personale, di qualifica non dirigenziale, di Comuni, Province, Città Metropolitane, Comunità montane, Unioni di comuni, Camere di commercio e altri enti del sistema delle autonomie locali.
Una platea vasta e strategica per il funzionamento quotidiano delle pubbliche amministrazioni territoriali, che attende da tempo risposte concrete sia sul piano economico che su quello organizzativo.
Il protrarsi dello stallo rischia di alimentare ulteriore malcontento tra i lavoratori degli enti locali, sempre più esposti a crescenti responsabilità senza adeguati riconoscimenti. Il rinnovo del contratto, che è bene ricordare è scaduto il 31.12.2021, è stato finora ostacolato da fattori economici e normativi, con risorse limitate e una distribuzione delle stesse che non risponde alle reali necessità dei lavoratori.
L’assenza di un accordo definitivo riflette anche l’incapacità di affrontare in modo sostanziale la crescente perdita di attrattività del lavoro negli enti locali. Questa perdita non può essere risolta con sterili proclami o promesse generiche. Servono invece miglioramenti concreti e strutturali, che riguardino non solo l’aspetto salariale, ma anche le condizioni di lavoro, la stabilità e le prospettive di carriera.
In questo senso, la risposta introdotta dal Decreto PA, con l’inserimento, in sede di conversione, del comma 1-bis all’art. 14, che consente un incremento del Fondo per il salario accessorio a valere sui bilanci degli enti, appare parziale e di difficile attuazione. Non solo tali risorse devono essere autonomamente reperite dagli enti, spesso già in grave sofferenza finanziaria, ma andranno a incidere negativamente sulle capacità assunzionali future.
È evidente che, senza un intervento deciso nella prossima legge di bilancio, che metta a disposizione risorse statali strutturali, non sarà possibile rispondere in modo credibile e duraturo al problema delle asfittiche retribuzioni di lavoratrici e lavoratori degli enti locali.
Solo attraverso un intervento serio e mirato si potrà rendere di nuovo il lavoro in tali enti, una scelta allettante per le nuove generazioni , soprattutto in un contesto che richiede un forte impegno per la riorganizzazione e la digitalizzazione dei servizi pubblici.
In particolare, è fondamentale affrontare la questione delle responsabilità gestionali che gravano sul personale apicale degli enti territoriali. L’attribuzione di compiti delicati come la gestione delle risorse economiche, la supervisione di appalti e gare PNRR, la sottoscrizione di contratti, la gestione del personale e l’attribuzione dei benefici economici implica un carico di responsabilità che non può essere sostenuto senza adeguati riconoscimenti professionali e retributivi.
Il rischio è che, senza il giusto supporto, le amministrazioni locali finiscano per affidare compiti complessi e decisionali a figure che non sono adeguatamente motivate o tutelate, con potenziali ricadute negative sulla qualità dei servizi e sull’efficienza dell’intero sistema. Le trattative in corso devono quindi puntare a risposte reali alle richieste di chi lavora ogni giorno per il buon funzionamento delle pubbliche amministrazioni territoriali, per evitare che l’inefficienza e la scarsità di risorse diventino il principale ostacolo al miglioramento dei servizi e al benessere collettivo. (Clemente Lombardi)