Un decreto discutibile, quello adottato in queste ore dal presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, in materia di sport, recante “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Da un lato, nel decreto, vi è la solita litania delle precauzioni da adottare (lavare bene le mani, far mantenere la distanza tra atleti/e negli spogliatoi di almeno un metro e così via). Dall’altro, però, si stabilisce che le gare – relativamente alle competizioni sportive di ogni ordine e discipline – possono essere tranquillamente svolte a porte chiuse. Ma ci si rende conto che vengono usati due pesi e due misure, di fronte a questa emergenza che attanaglia l’Italia? Non è un controsenso tenere le scuole chiuse e poi far scendere in campo (in palazzetti, piscine ed altri impianti sportivi) atleti e atlete, seppur a porte chiuse? Forse il presidente Conte dimentica – o fa finta di dimenticare – che ci sono squadre che devono affrontare dei viaggi prima di poter scendere in campo? E se qualcuno, durante la trasferta e l’attraversamento della zona cosiddetta “rossa”, dovesse contagiarsi, che cosa succederebbe? Ma il presidente Conte ha veramente a cuore la salute di atleti e atlete, delle bambine (che garantiscono il servizio campo e pulizia) e di tutto il mondo dello sport? Ah saperlo

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