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Appalti e camorra, La Dda chiude le indagini sulle infiltrazioni mafiose nel Comune di Pagani

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PAGANI – La Procura antimafia ha chiuso le indagini in merito alle presunte collusioni tra amministratori di Pagani ed il clan Fezza-De Vivo. Sedici gli indagati, tra cui il sindaco Raffaele Maria De Prisco e l’assessore Pietro Sessa, oltre all’ex assessore Alfonso Marrazzo e a funzionari comunali ed imprenditori.

Sono accusati a vario titolo di condizionamento elettorale mediante minaccia, falso ideologico, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e favoreggiamento personale con l’aggravante mafiosa. Lo scorso 8 novembre i carabinieri del Reparto di Nocera Inferiore eseguirono otto ordinanze di custodia cautelare. Finirono in carcere: Alfonso Marrazzo, imprenditore di 51 anni, Claudio De Cola di 48 anni e Tramontano Bonaventura 69 anni; cinque ai domiciliari: Pietro Buonocore 58 anni, Aniello Giordano di 60 anni, Giuseppe Serritiello di 68 anni, Matteo De Feo di 59 anni, e Dario Ippolito di 32 anni. L’indagine riguarda il condizionamento da parte del clan camorristico Fezza-De Vivo sull’attività amministrativa del Comune di Pagani per l’ottenimento di forniture pubbliche. Secondo La Dda, il clan Fezza-De Vivo si era infiltrato nel tessuto amministrativo ed economico del Comune attraverso l’imprenditore Alfonso Marrazzo, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, consigliere comunale di Pagani per circa 20 anni ed assessore all’ambiente fino all’anno 2016. Marrazzo, attraverso la Pe.De.Ma., avrebbe ottenuto appalti pubblici comunali come la gestione del cimitero, oltre al servizio di spazzamento delle strade, ed altri servizi pubblici come quello per l’emergenze Covid. Il clan Fezza-De Vivo avrebbe tentato di condizionare le elezioni amministrative del comune di Pagani, imponendo il voto in favore di propri candidati.

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